La Muta di Raffaello e la Sacra Famiglia di Mantegna

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LA DONNA NELLA STORIA FILATELICA ITALIANA
Aggiornamento N. 46.

Il 29 aprile 2019 è stato emesso un foglietto dedicato all’operato dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, raffigurante alcune opere d’arte che furono trafugate e in seguito recuperate dai Carabinieri in 50 anni di attività. Il foglietto comprende 6 francobolli (tariffa B) tra i quali spiccano, tra sacro e profano, 2 vignette con rappresentazioni femminili: sono le opere “Ritratto di gentildonna” detto “La Muta” di Raffaello Sanzio, e la “Sacra Famiglia con una Santa” di Andrea Mantegna.

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Il “Ritratto di gentildonna” di Raffaello Sanzio, dipinto ad olio su tavola nel 1507 ca., è tutt’ora avvolto da un alone di mistero. Dal momento che l’opera venne probabilmente commissionata dalla famiglia Della Rovere di Firenze, si ipotizza che la gentildonna raffigurata sia Giovanna da Montefeltro, chiamata altresì Giovanna Feltria, moglie di Giovanni della Rovere, ma l’originaria provenienza come pure la committenza non sono state fino ad ora confermate. Donna illustre, colta e dotata di sensibilità artistica, Giovanna Feltria fu descritta da Frate Gratia de Francia (autore di una biografia su Giovanni Della Rovere) con queste parole: «dignissima, doctissima nelle scienze, liberale, prudente et honesta, bella di corpo, ma più bella di fede et d’animo». Nata nel 1463, figlia di Federico da Montefeltro (duca di Urbino) e di Battista Sforza (figlia di Alessandro Sforza), venne data in sposa all’età di 15 anni a Giovanni della Rovere, signore di Senigallia e Prefetto di Roma. Soprannominata “la prefettessa”, appare certo che ebbe il modo di conoscere il talento promettente di Raffaello quando era ancora un ragazzo, e scrivendo una lettera all’influente politico Pier Soderini fece in modo che il giovane venisse accolto a Firenze dove conobbe i lavori dei maestri Leonardo Da Vinci e Michelangelo. Non è pertanto escluso che Raffaello l’abbia voluta ritrarre in segno di devozione. L’enigmatica fissità dello sguardo e l’incertezza espressiva e interpretativa sono all’origine dell’appellativo “La Muta” attribuitole dalla tradizione. L’opera è attualmente conservata nella Galleria Nazionale delle Marche nel Palazzo Ducale di Urbino.

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La “Sacra Famiglia con una Santa“, tempera su tela, è un’opera di Andrea Mantegna datata 1505 ca. Il lavoro pittorico non è attribuito con certezza a Mantegna, mentre il disegno preparatorio sottostante gli viene pienamente attribuito. Le figure femminili ritratte sono due: la Madonna e la Santa. Al centro della rappresentazione spicca la figura materna della Madonna legata da un abbraccio al Bambino, ritratta in atteggiamento di dolorosa fierezza con lo sguardo basso e tristemente velato rivolto verso il piccolo, forse per una prefigurazione della tragica sorte a cui il figlio è destinato. In secondo piano si trovano Giuseppe e una non meglio identificata Santa, forse individuabile in Maria Maddalena, ritratta parzialmente in ombra mentre rivolge lo sguardo altrove, apparendo quasi catatonica, come assorta in pensieri dolorosi. Le figure poggiano su uno sfondo scuro drammaticamente privo di paesaggio. Il dipinto dopo il recupero è tornato ad essere conservato nel Museo di Castelvecchio di Verona.

© Maria Grazia Dosio CC BY-NC-ND 3.0 IT

La Muta di Raffaello e la Sacra Famiglia di Mantegnaultima modifica: 2019-11-01T23:57:15+01:00da mgdosio

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